LA NOSTRA STORIA
Background e stile di gioco
AMBIENTAZIONE


Di Guerre e Borghi


Anno Domini 1584, sul confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, due piccoli villaggi sono coinvolti in una storia di brigantaggio e di giochi di potere tra le due potenze.

Da un lato del confine c’è il Borghetto, sul territorio del Regno di Napoli, governato all’epoca dal Vicerè Pedro Téllez-Girón de la Cueva Velasco y Toledo e sotto la giurisdizione del Feudo di L’Aquila. Il Borghetto è amministrato in loco dal Sindaco del Contado Alfiero Boccamazzi, il quale ha il compito di gestire l’amministrazione locale e le Assemblee del Borgo.

Dall’altro lato c’è Civita, aggregato ducale nel territorio dello Stato Pontificio, guidato dalla persona del Pontefice Gregorio XIII (al secolo Ugo Boncompagni), governato in loco dal Duca Onofrio Pandolfi e appartenente alla diocesi dell’Abbazia di Farfa.

La situazione è tesa, ma pacifica. Le guerre d’Italia sono finite da appena venticinque anni e in molti ne è ancora vivida la memoria. Per più di sessant’anni la penisola era stata tartassata da svariati conflitti che avevano interessato le più grandi nazioni europee (Francia, Spagna, Sacro Romano Impero Germanico e Inghilterra) oltre che potenze locali come lo Stato Pontificio, il Regno di Napoli, il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Nessuno sembrerebbe desideroso di riaprire i conflitti, eppure tutti sanno che basterebbe molto poco per accendere la miccia. Per questo le milizie sia pontificie che spagnole di stanza nei suddetti borghi hanno l’ordine tassativo di non ingerenza gli uni nei confronti degli altri.

La situazione nella valle che ospita il Borghetto e Civita è, al momento dei nostri accadimenti, piuttosto peculiare. Un terremoto si è infatti abbattuto sul territorio circa un mese prima. Gli insediamenti più vicini (sia dello Stato Pontificio che del Regno di Napoli), in un atto di solidarietà, hanno deciso di ospitare vecchi, infermi e bambini, mentre il resto degli abitanti si adopera a ricostruire in un clima di rassicurante cooperazione tra i locali e gli stranieri spagnoli assegnati alla zona. Dal momento che Civita è stata completamente rasa al suolo, tutti coloro che sono rimasti sono attualmente alloggiati negli edifici sopravvissuti del Borghetto.



Di Pastori, Preti e Briganti


Sui monti che circondano e dividono i centri di Borghetto e Civita vivono i briganti.

Con la fine delle guerre d'Italia nel 1559, spesso il vagabondaggio dei poveri e dei soldati mercenari sbandati si trasformava in banditismo. Inoltre, nelle zone di collegamento tra pianura e montagne, l'aumento della popolazione cacciava di continuo dai monti uomini che non riuscivano a trovare spazio nella nuova società e la trasformazione da pastore transumante a bandito era un fenomeno molto frequente nelle campagne romane e abruzzesi caratterizzate dal latifondo nobiliare.

Si trattava per lo più di contadini ridotti alla fame e di pastori che avevano iniziato la loro carriera banditesca rubando qualche capo di bestiame ai latifondisti. Anche numerosi preti di campagna, simboli di un malcontento e di un malessere molto diffusi nel clero rurale, andarono ad ingrossare le file dei banditi. I pastori-briganti cresciuti nel territorio dei loro pascoli conoscevano bene i luoghi dove operavano: dopo le incursioni trovavano rifugio sulle montagne dove c’erano grotte in cui ripararsi e chi li inseguiva, disabituato alle lunghe marce su scoscesi pendii, spesso arrancava dietro i loro rapidi spostamenti.

Inutilmente il governo del Papa aveva cercato di eliminare l'appoggio che i contadini davano ai briganti che, in genere, rispettavano le loro poche proprietà e il loro modo di vivere mentre i soldati papalini o spagnoli saccheggiavano e uccidevano.

Dalle parti del Borghetto girava voce di un brigante molto efferato, il Pezzola. Nessuno sapeva chi fosse, né da dove venisse, ma il suo nome terrorizzava tutto il circondario e spesso chi passava quel confine con ori e gioielli lo faceva a suo rischio e pericolo. Nelle tante voci sul suo conto ci si riferisce sempre al suo odio verso i ricchi e potenti.

All’epoca, il brigante più noto era invece Marco Sciarra, originario delle montagne teramane, «homo, benché di vil condizione, d'animo e di spirito elevato» - come lo descrive Tommaso Costo, storico erudito napoletano del tempo. Sciarra rubava ai ricchi per dare ai poveri. Erano quindi terrorizzati dalla sua banda tutti coloro che possedevano ricchezze e che prosperavano con l'usura che rendeva i poveri sempre più miseri. In breve tempo, per il suo coraggio e le sue capacità di comando, era stato riconosciuto come capo da vari gruppi sparsi di briganti che conducevano una vera e propria guerra per bande che, partendo dai monti abruzzesi, si estendeva dalle Marche alla campagna romana arrivando fino al napoletano e in Puglia.

Non meraviglia quindi la fioritura di racconti e leggende contadine sul brigante chiamato il "Re della campagna" tanto per le sue imprese quanto per la sua gentilezza d'animo e cavalleria.




Di Santi e Paganesimi vari


Nelle nostre storie si parla solo di buone genti cristiane, questo è indubbio. Anche il piú efferato dei briganti rispetta la sacralità di una chiesa e si confessa per prendere la comunione nel giorno di Pasqua.

Ma il cristianesimo dei pastori e dei contadini è ben diverso da quello dotto che si impara in un seminario o in un’abbazia. Nelle campagne rimangono antichi echi di tradizioni lontane, che ci sono sempre state, e trascurarle porterebbe malasorte. Piccole superstizioni e scaramanzie che rendono la vita un po’ più facile da affrontare. Ci sono quelli che sanno a che ora raccogliere le erbe e che angeli ringraziare affinché abbiano più effetto. Le benedizioni di un prete sono più portentose in certi giorni, e ci sono certe azioni che portano sfortuna. La Madonna delle Grotti protegge dai morsi di serpente e dona tante benedizioni a chi sa come chiedere la grazia.

I preti di campagna e quelli che un po’ hanno studiato, che conoscono la vera dottrina cristiana, guardano a queste credenze a volte con un sorriso a volte con malcelata sopportazione, comunque convinti che siano un male necessario per dare pace a gente troppo semplice per comprendere l’astrazione del credo cristiano. Soprattutto le donne sono lasciate alle loro piccole superstizioni, quasi giochi da bambine, purché seguano i precetti importanti della madre chiesa. In fondo qui, siamo tutti buoni cristiani.

Sia Borghetto che Civita hanno una loro piccola chiesa. I Civitesi vanno molto fieri della sacra reliquia custodita nella loro chiesa: delle strane formazioni ossee in una teca, che i popolani della valle sono sicuri appartenere ad una delle estremità di una terribile bestia che una volta tormentava queste terre e che si dice sia stata esorcizzata dal Papa Giulio II in persona, quasi un secolo fa. La reliquia è ora al sicuro al Borghetto e sarà il punto focale della ricostruzione di Civita.

Un poco lontano dal paese, nascosto tra i boschi, c'è invece il santuario della Madonna delle Grotti, venerata da genti di tutto il circondario, e meta una volta l’anno di una sacra processione. Il piú importante luogo religioso della zona è l'abbazia di Farfa, la cui Badessa Donata è imparentata col Duca Onofrio Pandolfi di Civita. Questo è forse l’unico luogo dove le prime voci della controriforma iniziano ad arrivare, portando con loro il desiderio di ripulire le campagne dalle antiche superstizioni e credenze non consone a una sana e pura dottrina cristiana.

STILE

Briganti si propone di esplorare un periodo poco noto della storia d’Italia, che è quello del brigantaggio nel centro sud di fine ´500. L’idea però non è quella della ricostruzione storica accurata, ma quella di un romanzo storico, ovvero di ricreare l’atmosfera delle leggende sugli eroi popolari e delle storie e superstizioni della vita contadina che ci sono state tramandate.

Non bisogna cercare il realismo nelle nostre storie - per quanto calate in un contesto storico definito - ma esse vanno vissute come verrebbero raccontate anni dopo, da gente che a malapena conosce i fatti. I briganti sono spietati, ma anche eroi di buon cuore che proteggono i poveri dalle prepotenze dei potenti. I poveri sono semplici ma saggi, i santi fanno miracoli e le vecchie sapienti infliggono jatture.

Storie leggendarie vagamente appoggiate a eventi realmente accaduti, come quelle di Robin Hood o del corsaro Francis Drake, ma dove i protagonisti sono briganti, contadini, soldati di ventura e preti scalcagnati.



Personaggi femminili:


Quando si parla di LARP storici, c’è sempre un po' il dubbio che i personaggi femminili siano meno coinvolti nella trama. In Briganti, nonostante la forte disparità di genere che esisteva all’epoca, abbiamo cercato di garantire un gioco inclusivo, un’esperienza piacevole e intensa per tutti, anche a discapito della coerenza storica, ma senza sovvertire in toto i topoi e le tematiche di questo problema. I valori moralisti e bigotti di una società cinquecentesca non verranno meno, né per donne né per uomini. Quindi sarà comunque disdicevole ad esempio una donna in pantaloni o che professi il mestiere di prostituta, così come si trova disdicevole un uomo che sia ubriaco di prima mattina o che tradisca la moglie e dica blasfemie. Trattandosi di una comunità molto religiosa, sono considerati in genere da mal giudicare tutti quegli atteggiamenti considerati poco cristiani e poco rispettosi della morale pubblica. In genere affidatevi al vostro buon senso su quanto giocare questo tema, giocatelo volentieri quando pensate sia il caso, ma non rendete mai il gioco impossibile agli altri giocatori e giocatrici.



Ti piacerà questo Larp se:


  1. Ami le storie di avventura e di cappa e spada.
  2. Sei curioso di esplorare contesti e ambienti solitamente non familiari a questo genere, approfondendo un periodo storico e un fenomeno, il brigantaggio, poco conosciuti della storia d’Italia.
  3. Aspiri ad intraprendere azioni avventurose e/o onorevoli, a svelare misteri, facendoti testimone di eventi più grandi di te.
  4. Ti piacerebbe che, per una volta, i fatti storici siano raccontati da persone del volgo e non dai soliti potenti dall’alto dei loro palazzi sfarzosi.
ISPIRAZIONI

L’argomento, per quanto ci é noto, non è mai stato realmente sviscerato dalla produzione cinematografica o letteraria, ma, pur trattando argomenti diversi ed essendo ambientati non strettamente durante lo stesso periodo del Larp, film come “Il viaggio della sposa” (Sergio Rubini), “Il destino di un guerriero, Alatriste” (Augustin Diaz Yanes), “Il mestiere delle armi” (Ermanno Olmi) e “Il soldato di ventura” (Pasquale Festa Campanile) e libri come “Altai” (Wu Ming), “L’isola del giorno prima” (Umberto Eco) o il ciclo dei tre moschettieri di Dumas possono offrire diverse indicazioni e ispirazioni sia per la costumistica che per il mood del Larp.

Parole chiave: Romanzo storico; avventura; cappa e spada; zone di confine; povera gente, ma bella; lontano dai palazzi del potere; fede, folklore e superstizione.




Perché i Briganti del 1500 e non quelli del 1800?


Molti si chiederanno (e ci hanno già chiesto) perché scegliere di raccontare il brigantaggio cinquecentesco piuttosto che quello più tardivo e famoso dell’ottocento, tipicamente legato al Risorgimento Italiano.

Innanzitutto cercavamo una dimensione più avventurosa e meno drammatica e un’ambientazione come quella cinquecentesca offre più opportunità di raccontare questo tipo di storie, in cui il banditismo, per quanto fuorilegge e cruento, ancora può legarsi a valori cavallereschi e onorevoli, strascichi di un medioevo mitico e morente.

Ci sembrava in generale interessante raccontare una storia che fosse più originale, parlando di una fase del brigantaggio poco conosciuta, in contrasto con la ben più nota parabola del brigantaggio post unitario.

Infine il brigantaggio cinquecentesco porta con sé l’ideologia di un non-stato, il sogno di una nazione dei poveri che sfuggisse al potere in ogni sua forma. Quindi laddove il brigantaggio post unitario vedeva personaggi anelare al ripristino di un confine ormai perduto per sempre, abbiamo preferito raccontare le storie di coloro che di confini non ne volevano proprio sentir parlare.

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